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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Locandina
 
 
 
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Trama

Una sequela di tizi passeggia per Roma.

 
 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 2/5
  • valutazione
  • Woody Allen a contatto con la città eterna non entusiasma né stupisce usando il sarcasmo per contrastare la mancanza di stimoli intellettuali nella sua ultima fatica.
  •  
 
votovoto
 
 
 

Il voto dei lettori

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Info

To Rome with Love

di Woody Allen

 
    Dati
  • Titolo originale: To Rome with Love
  • Soggetto: Woody Allen
  • Sceneggiatura: Woody Allen
  • Genere: Commedia - Sentimentale
  • Durata: 131 min.
     
  • Nazionalità: U.S.A., Italia, Spagna
  • Anno: 2012
  • Produzione: Mediapro, Medusa Film, Perdido
  • Distribuzione: Medusa
  • Data di uscita: 20 04 2012
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Il pit-stop capitolino di Woody

di Keivan Karimi

Il giro d'Europa del caro vecchio Woody Allen passa per Roma, finalmente, visto che, dopo Londra, Barcellona e Parigi, c'era molta attesa, da parte dei fans della prima ora del geniale autore newyorkese, per la prima fatica su territorio italico.
Ciò che si comprende, in questo ultimo capitolo di una tournée stancante ma originale, è che Allen ha le capacità di una spugna, di un uomo che visita e studia le città e le rappresenta per tutto ciò che lo colpisce maggiormente. Se in Gran Bretagna era stato toccato nella propria anima misteriosa e oscura, creando gialli più o meno ironici come Match Point o Scoop, se nella ville lumière ha preferito dedicarsi alle rimembranze poetiche ed intellettuali della nostalgia transalpina, a Roma ha scelto di usare il sarcasmo, costruendo un intreccio diviso in 4 episodi completamente distaccati fra di loro, guardando il modello della tipica commedia all'italiana fatta appunto di film corali e di mini-storie iperrealistiche. I piccoli mondi disegnati da Allen, che torna a recitare a sette anni dall'ultima apparizione su grande schermo, hanno la mera volontà di stupire per la facilità di errore in una Roma che ha qualcosa di più (o di meno) rispetto al solito fascino delle rovine, dell'antichità, la bellezza storica ormai trita e ritrita. Non ci si aspettava che un autore estroso come lui potesse rimettere chiaramente mano a vecchi soggetti filmici, sbeffeggiando Vacanze romane nell'episodio della giovane turista americana che si innamora di un giovanotto capitolino di umili origini e dalle ambizioni impopolari.
O che nell'episodio degli sposini di provincia, dove spicca una lussureggiante Penelope Cruz, si potesse tornare a rivivere le coordinate di un piccolo capolavoro felliniano come Lo sceicco bianco. Oltre alla riconoscibilità grafica ed estetica del metodo di Woody, c'è da fare un giudizio complessivo, comunque difficile, visto che le micro-storie sono quasi tutte un po' divergenti l'una dall'altra; l'operazione fa simpatia, ma non eccelle per meriti e qualità, soprattutto non va alla ricerca di una profondità dialettica ed intellettuale che generalmente ha caratterizzato la cinematografia diAllen. Se appare geniale la parte in cui un buffo e spaesato Roberto Benigni diviene, da un momento all'altro, un personaggio di livello mediatico altissimo senza alcun apparente motivo, almeno altri due episodi appaiono forzati e poco eleganti, in primo luogo quello doveAlec Baldwin ripercorre i territori della sua gioventù romana nel mezzo di Trastevere, dove la mano dell'autore si intravede solo per qualche buffo dialogo neanche troppo riuscito. Se si potesse dividere a metà, come una mela, questo pseudo-ironico film si potrebbe pensare che c'è un lato intelligente e strategico, in cui Allen non ha paura di mostrare un sardonico lato di Roma e dei suoi sotterfugi, non più maestosi ed eleganti come negli anni '60, nell'epoca d'oro del cinema che mostrava l'Italia del boom.
Dall'altro lato c'è invece una parte marcia, lasciata allo sbando, dove la caparbietà degli attori e dei caratteristi non può reggersi, dove le espressioni ed i dialoghi avrebbero molto di più da infliggere in un'opera tanto estrosa quanto ambiziosa, come a sintomo della poca fantasia che l'Urbe ha suscitato nell'autore. Proprio questo potrebbe essere dunque il motivo di un progetto riuscito solo in parte, ovvero che la Capitale non ha mosso l'animo di Woody, riuscendo solo a stabilire nella sua poetica un piazzamento da luogo da demistificare, ma raramente attinto come spasmo poetico. Un passo indietro dunque nella creazione filmica di uno dei geni più prolifici del cinema occidentale, incapace però di mettere la propria firma indelebile sulla città eterna.

 
 
 
 
 
 
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Commenti
 

I lettori hanno scritto 1 commento

 
 
Francesca Paciulli
Francesca Paciulli
  • indirizzo IP 83.103.87.142
  • data e ora Lunedì 01 Ottobre 2012 [15:37]
  • commento Davvero Woody pensa che le donne italiane indossino ancora quelle vestagliette da casa così anni '50?!? Sob ...
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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