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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Locandina
 
 
 
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Trama

Immane catastrofe naturale sta per distruggere il mondo. Una famiglia decide si sfuggirle.

 
 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 4/5
  • valutazione
  • Il nuovo film di Shyamalan ci avvolge totalmente nella cupa atmosfera di questa catastrofe naturale e con le sue suggestive immagini, grazie all mestria del regista e di impeccabili effettispeciali, ci racconta la genesi di una ribellione e la rinascita di un'amore.
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Il voto dei lettori

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Info

E venne il giorno

di M. Night Shyamalan

 
    Dati
  • Titolo originale: The Happening
  • Soggetto: M. Night Shyamalan
  • Sceneggiatura: M. Night Shyamalan
  • Genere: Drammatico - Thriller
  • Durata: 91 min.
     
  • Nazionalità: USA
  • Anno: 2008
  • Produzione: Blinding Edge Pictures, Twentieth Century-Fox Film Corporation, UTV Motion Pictures, UTV
  • Distribuzione: 20th Century Fox
  • Data di uscita: 12 06 2008
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Segnali di morte

di Marina Zabatino

Dopo The day after tomorrow (catastrofico film di R. Emmerich), è nel nuovo film di M. Night Shyamalan, E Venne il Giorno (The happening), che la natura diventa protagonista, ribellandosi nella sua più intima essenza e liberando un respiro di morte che conduce la gente al suicidio volontario. Una natura matrigna che si spazientisce di fronte agli orrori ambientali procurati dall'umanità e minaccia severe punizioni. Una terribile sostanza tossica emanata dalle piante invade l'aria di Philadelphia, avvelenando la ragione delle persone che la respirano fino al punto di spingerle al suicidio: l'inquietudine assale lo spettatore mentre assiste indirettamente al momento in cui questa inconsapevole scelta ha luogo e lo sgomento gli toglie il fiato quando i corpi delle vittime precipitano a terra, inevitabilmente catturati dalla forza gravitazionale. Da un mostro, uno zombie, un alieno ci si può salvare forse, ma se è la nostra mente che si allea alla minaccia in questione, la storia si complica. E l'umanità, sintetizzata nel film nella figura dell'insegnante di scienze Elliot Moore (Mark Wahlberg), una volta superata l'incredulità e lo stupore di fronte a questa terribile catastrofe incombente, cosa fa? Scappa.


Sarebbe stato eticamente più utile, nonché edificante, che l'anima del film si inserisse su di una riflessione più profonda sul perché di una tale sciagura, una volta escluso l'attentato terroristico. E a questo proposito Shyamalan inventa nella sua fiaba mortale (cinematograficamente più intensa rispetto alla stesura originale della prima sceneggiatura che la Twentieth Century Fox e il produttore Barry Mendel hanno trasformato in un film vietato ai minori) un personaggio che di fatto assolve la funzione di dare una possibile interpretazione del fenomeno a cui nessuno, neanche governo e polizia di stato, sembrano dare risposta. Questo personaggio è uno strano forestiero dall'aspetto trasandato e stralunato che parla con le piante della sua serra e che dimostra che tutto ciò che sta avvenendo non è poi così strano e che le piante hanno la capacità di comunicare tra loro. Interessante ma non sufficiente poiché sembra essere l'ultima informazione pseudo-scientifica che viene estrapolata dai dialoghi del film mentre la storia continua all'ombra di questo quesito a cui pare non vi sia risposta. E infatti Elliot decide di spremersi le meningi per trovare un modo di sfuggire a questo fenomeno misterioso e mortale, piuttosto che impazzire -non possiamo certo biasimarlo- nel tentativo di capire perché stia succedendo. Sarebbe a questo punto bastato decidere di concentrare il film sull'azione dei personaggi in fuga, una scelta che poteva anche risultare interessante se sviluppata ad hoc e, a giudicare dall'efficace forza persuasiva degli effetti speciali impiegati nel film, non sarebbe stato così difficile farlo per il regista. Tuttavia ci viene fornita un'inspiegabile e illogica informazione di servizio che ci riporta a galla quando pensavamo di affogare nella disperata situazione senza via d'uscita dei protagonisti che non ci convince poi tanto: la natura uccide solo in folti gruppi, se i protagonisti restano in pochi è probabile che riescano a scamparla.

Anche qui potremmo non essere troppo pignoli ed accontentarci se non fosse che, verso la fine, il regista viene colto da un'amnesia e motiva l'epilogo in altro modo rimangiandosi la parola. Ma la scelta del regista, ispirato per il soggetto da una passeggiata naturalistica tra le campagne del New Jersey, di lasciare che il film sia pervaso fino alla fine dall'ambiguità di un legame asincrono tra senso e significato ha evidentemente radici diverse (che richiamano il precedente Signs, 2002). Sebbene sia ovvio che la minaccia provenga dalle piante, tesi confermata dallo stesso regista che ci racconta la rivolta della natura contro il genere umano attraverso carrellate su un prato che pare indemoniato tanto è sconvolto da un agitatissimo vento che quasi rincorre i protagonisti mentre fuggono dalla morte (l' 85% delle riprese avvengono in esterni e quest'ultimo effetto è stato creato dalla troupe degli effetti speciali di Steven Cremin attraverso l'uso di enormi ventilatori mobili) e attraverso frequenti campo-controcampo di sguardi dove l'inter-observator degli uomini sono alberi, cespugli, piante di ogni genere (ed in una delle poche scene insolatamente umoristiche è proprio una pianta - di plastica- a diventare interlocutrice di Elliot!), il dubbio che si possa trattare di un nuovo attacco terroristico agli USA ci accompagna per tutta la durata del film.


Rimane escluso il finale, che elimina definitivamente il doppio-significato ingombrante e ci svela che era proprio come avevamo intuito interpretando il linguaggio iconografico che il regista aveva mescolato a quello strettamente informativo. Purtroppo il finale d'effetto risulta troppo scontato e ciò non giova al film che nel complesso è comunque buono.

 
 
 
 
 
 
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