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Rubrica del 08 02 2012

 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Rubrica

George, il divo che ama il cinema indie

di Keivan Karimi

Attore, regista, produttore e soprattutto scapolo d'oro.

George Clooney, uno dei protagonisti dell'onirico mondo di Hollywood, non rappresenta, a prescindere dalla propria fama, lo stereotipo del divo, della star che va in giro a far parlare di sé. O meglio, Clooney è spesso sulle pagine dei rotocalchi, delle news provenienti dal sottobosco dello star system, è protagonista di spot televisivi di grande impatto e si è comprato una villa di puro fregio sul Lago di Como, uno degli stabilimenti preferiti dai ricchi e facoltosi personaggi dello showbiz d'oltreoceano. Ma tutto ciò che fa parte del suo privato e le scelte professionali più rinomate raffigurano solo un lato della medaglia nella vita artistica del buon vecchio George.

Clooney conobbe i primi successi attoriali nei panni del dottor Doug Ross nella serie ER-Medici in prima linea, e da quel momento la celebrità ha cominciato a far parte della vita dell'interprete nativo del Kentucky. Protagonista di opere cinematografiche di grandissimo rilievo come la saga di Ocean's eleven, in cui il regista Steven Soderbergh gli ha affidato il ruolo che nell'originale fu di un certo Frank Sinatra, oppure del Batman & Robin di Joel Schumacher, Clooney si è tolto diverse soddisfazioni anche dietro la macchina da presa. Il suo gusto per il giallo politico dai toni critici e poco romanzari si evince nelle sue opere migliori Good night and good luck e soprattutto nell'ultima fatica, l'attualissimo Le idi di marzo, grazie al quale è stato soprannominato dalla critica Usa come un novello Sydney Pollack.

Interprete e regista, ricoperto dai guadagni degli incassi e dalle lodi della critica e delle donne di tutto il mondo, George non ha mai nascosto il gusto per quel cinema che si può definire piuttosto di nicchia, per quella zona d'ombra della settima arte che si allontana dallo standardizzato sistema delle majors, dalle produzioni più facoltose e sponsorizzate. L'attore, oltre a timbrare lunghi e fruttuosi sodalizi con autori come Soderbergh o i fratelli Coen, negli ultimi anni si è approcciato a produzioni minori, a quei progetti tipici del Sundance film festival o comunque ad universi cinematografici di minore richiamo ma maggiore interesse culturale.

Jason Reitman, pluri-premiato regista di Juno, ovvero uno dei migliori prodotti indie del cinema statunitense dell'ultimo decennio, lo ha voluto fortemente per impersonificare il disincantato e cinico protagonista della sua ultima commedia Tra le nuvole, film che ha poco a che vedere con le produzioni fantascientifiche delle quali aveva fatto parte il divo in precedenza.

Anche la collaborazione con un altro autore di un cinema “diverso” come l'estroso artista Wes Anderson ha portato Clooney a dare la voce al personaggio principale del film d'animazione Fantastic Mr. Fox; affascinato dalla purezza e dalla verità oggettiva insita dentro questo tipo di cinematografia, Clooney non si è tirato indietro neanche nell'ultimo biennio, quando prima Antony Corbijn lo chiama per il progetto italo-americano di The American, giallo a tinte oscure dal basso budget, poi uno dei più importanti autori indie come Alexander Payne, candidato agli Oscar per Sideways (prima pellicola indipendente tra le 5 a contendersi la statuetta), richiede le sue prestazioni interpretative per The Descendants, film in uscita nelle nostre sale il prossimo 17 febbraio. La pellicola, girata interamente alle Hawaii, ricalca in maniera oculata e nitida quello stile di commedia melodrammatica moderna, fatta di silenzi e dialoghi postmoderni intimi ed a tratti geniali, dove spicca il solito George vigoroso come presenza scenica ma umile interprete dedito alle atmosfere pacate dell'opera.

Dopo il Golden Globe vinto da pochi giorni, Clooney punterà anche al primo Premio Oscar come attore protagonista il prossimo mese proprio per il ruolo da protagonista nel film di Payne.

Questa filmografia indipendente e non troppo lontana dal Syriana che lo ha fatto trionfare all'Accademy nel 2005 pare risultare la più adatta per le proprie capacità attoriali, fruttando così un binomio vincente sia per la critica che per il pubblico dal palato fino; George ed il cinema indie continueranno a collaborare, alla faccia di chi lo vedeva solo nei panni del migliore scapolo di Hollywood.


 
 
 
 
 
 
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