
Cosa accadeva nel mondo due secoli e mezzo prima di Cristo? Un sacco di cose, ovviamente.
Noi occidentali siamo portati a pensare che la nostra storia sia la storia del mondo, inutile dire che così non è. La nostra storia è una piccola parte della storia del mondo e, in alcuni periodi storici, nemmeno quella più interessante.
Nel 222 a.C. ad esempio gli eserciti di Roma combattevano poco epiche battaglie addirittura contro i Liguri e contro i Galli Insubri, sbaragliandoli con una certa facilità, in oriente però capitava ben altro. Nel 246 era salito al trono di Qin un re bambino, il tredicenne Ying Zheng, trovandosi subito immerso in uno dei periodi più tumultuosi che il continente asiatico abbia mai conosciuto, quello dei sette regni.
In poco più di venti anni questo bambino diventerà, oltre che un adulto, anche il primo imperatore della Cina unificata, conquistando il regno di Han, annettendo Wei, occupando Chu, e battendo Zhao e Yan. Nel 221 cade Qi, l'ultimo regno e la Cina diventa un unico grande impero.

Nulla di strano, solo un grande condottiero che conquista terre su terre con un poderoso esercito massacrando popoli interi, cose che abbiamo visto anche qui in occidente, più di una volta.
Che un comandante sì valente accumuli tra un bagno di sangue e l'altro un certo numero di nemici fieri è cosa naturale oltre che comoda per un'agiografia posteriore, da sempre ci insegnano che la misura del guerriero è la forza del nemico.
Hero è questo: la storia di una chiacchierata tra guerrieri .
I più attenti agli sviluppi sociali e politici mondiali sapranno che la Cina vive un particolarissimo momento, la sua crescita è altissima, ritmi sconosciuti nel resto del pianeta, incredibili, quasi una favola per economisti. Con sviluppo e capitali in Cina si sono aperti ovviamente oceani di possibilità, fra le quali anche quella per un regista di talento come Zhang Yimou di girare un film come Hero, ovvero un film di scazzottate, spade, ed effetti speciali, bello da vedere ma poverissimo in contenuti, con dentro un demagogico messaggio di volontà di potenza riferito al pubblico senza ombra di critica. Un perfetto film d'azione hollywoodiano insomma, pur confezionato di certo con più gusto.

Nulla da dire su fotografia, costruzione dei combattimenti, scene di massa, costumi e regia, tutto ciò che riguarda l'aspetto legato puramente alle immagini è davvero ben fatto in questo film, la pioggia rossa di foglie è di certo uno spettacolo così come i nugoli di frecce dell'esercito di Qin, tuttavia gli aspetti davvero notevoli della pellicola sono tutti qui e sono in gran parte da ascrivere all'abilità di Ching Siu Tung, action choreographer di vastissima esperienza.
Per molti altri versi purtroppo il film non convince ed appare irrimediabilmente debitore a troppe opere precedenti. La storia non risulta del tutto nuova essendo già stata la base del soggetto de L'Imperatore e l'assassino, film di Chen Kaige del 1999. Il meccanismo narrativo è classico quanto abusato, i diversi punti di vista, le diverse ipotesi, i diversi modi di raccontare la medesima vicenda, facile il richiamo del tutto irrispettoso al Rashômon di Kurosawa. Come se non bastasse nemmeno gli spettacolari duelli all'arma bianca hanno più il sapore del nuovo e dello stupefacente dopo quanto abbiamo visto ne La tigre e il dragone di Ang Lee.
Certo, un capolavoro resta tale anche al confronto di opere simili, qui però non siamo assolutamente di fronte ad un capolavoro ma piuttosto ad una pellicola a tesi dal sapore vagamente propagandistico.

Forse è invitabile che i film prodotti in paesi che sono o ambiscono al ruolo di potenza planetaria portino dentro supinamente i tratti più popolari e di massa della propria cultura d'origine, nonostante ciò la totale ammirazione verso un personaggio storico dai metodi che quantomeno potremmo definire discutibili appare davvero fastidiosa. Capisco si possa essere grati verso chi ha dato uno standard di pesi e misure, un'unica lingua ed un'unica moneta ad una massa di genti sterminata e fino ad allora sempre in guerra fratricida, giustificare però gli stermini in nome di questo alto traguardo è per me aberrante, pur con tutto il rispetto che si deve ai cinesi ed alle loro convinzioni. Nulla nel film, nemmeno una foglia rossa, va contro questa tesi: quest'uomo ha fatto la Cina, l'ha fatto uccidendo, ma non importa, oggi c'è la Cina ed è grande.
Con una sceneggiatura migliore, con qualche chiaroscuro in più, forse il risultato sarebbe stato diverso, tuttavia così com'è il film sembra uno splendido e scintillante pacco dono adornato da luccicanti fiocchi e lustrini ma contenente un sacco di paglietta da imballaggi e poco più.
